Poche storie

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Febbraio 2015. “Poche storie” è il secondo album di inediti di Barbara. Dieci tracce per dieci storie, l’album racconta (senza ricamarci sopra) di camionisti, tempi bastardi, gente in cerca di nome e tanto altro ancora. Si rivolge a chi nella vita preferisce scegliere e riflettere sul proprio percorso.

Prodotto da Vanni Lodi, compagno di una vita, e registrato e missato al DudeMusic da Stefano Riccò, si avvale della collaborazione di musicisti come Elia Garutti (chitarre), Giulio Saltini (tastiere), Jacopo Tini (percussioni), Federico Bocchi (batteria, cajon), Francesco Zucchi (basso), Marco Michelini (violino) e Pippo Bartolotta (pianoforte).

Cefalù. Sembra quasi suggerire a tutte quelle città e posti del mondo che hanno dimenticato la bellezza sotto l’asfalto e lo smog che c’era un qualcosa di meraviglioso (di luce e sale, di suoni come campane) intorno a noi e forse dentro noi.

Tra l’azzurro e il verde. Nel viaggio temporale umano, grazie alla presa di coscienza, l’uomo può, seguendo i ritmi della natura, godere del suo tempo. Qui egli è soltanto una piccola parte del tutto.

Riprenditi. Un grido, una preghiera forte rivolta a tutti coloro che sono caduti nella trappola del nichilismo, dell’impotenza. A quelli che non riescono più ad alzarsi, schiacciati dalle loro stesse paure. Un grido di speranza.

Grandi. Un tributo a tutte le persone che nei secoli hanno saputo donare e donarsi, lanciando un unico messaggio: non dimenticate che uomini come noi, piccoli e persi nella folla del mondo, hanno cambiato quel mondo semplicemente con la propria determinazione e forza di volontà. Una canzone per non dimenticare Stephen Biko, Mahatma Gandhi, Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Bruno Giordano, Martin Luther King …

Vostra signoria. “La livella” di Totò, filtrata dalle lenti del quotidiano, dell’arrivismo e della non curanza che la società propone nel mondo del lavoro. I soldi fatti sulla pelle degli altri, resteranno agli altri, al momento della morte.

L’uomo rapace. Non è altro che l’incarnazione della paura di affrontare i propri demoni, di scoprire che il nostro peggior nemico siamo noi, noi che rincorriamo noi stessi lasciandoci imprigionare nel vortice di questioni irrisolte.

Je m’appelle tout le monde. Il problema più vecchio del mondo: prenderci le nostre responsabilità e le redini della nostra vita. Releghiamo ad altri le nostre sconfitte, le nostre stesse vite e con esse le nostre vittorie, i nostri nomi. Inermi rimaniamo come poster appesi ai muri, apatici, muti e soli.

Tempo bastardo. Siamo tutti sulla stessa barca, la realtà è questa. Nonostante ciò ci accaniamo in una competizione all’ultimo sangue, tribale, come a voler in qualche modo schiacciare l’altro per confermare che siamo. Nessun pensiero gentile, solo chiacchere e ingiurie, inganni e piccole vendette senza fine.

Il comandante.  La storia di un sognatore che decide di vivere il lavoro che non gli piace, immaginandosi d’essere un altro, trasformando la realtà in un sogno che gli permette di sopravvivere alla delusione d’un lavoro che non l’appaga. La fuga di un uomo rimasto, in fondo, bambino.

Il vaso di pandora. La speranza che ognuno di noi smetta di vivere nella miseria dell’ignoranza. Dobbiamo aprire quel vaso. Abbiamo sposato la paura di scoprire chi veramente siamo. Preferiamo l’obbedienza cieca e la stoltezza di seguire la massa pur di non scoperchiare il vaso delle verità.

Poche storie, produzione pienamente indipendente. Acquistabile in versione digitale sui maggiori store di musica on line a 8,99 euro.